Nel frattempo ho vissuto anni di dolore (continuazione dal post di ieri). Lo scioglimento del mio matrimonio è stato emotivamente devastante, soprattutto perché le mie due meravigliose figlie, ora cresciute in donne amorevoli e realizzate, erano solo bambine. Così devastante che ho giurato di non sposarmi mai più. Convinta che il vero amore fosse un mito, almeno per me, ogni giorno per 17 anni ho ripetuto questo mantra quando mi sono rasata: “Non mi sposerò più. Non mi sposerò più».
Inutile dire che non ero impegnato nel materiale relazionale! Ma nonostante il mio rituale mattutino non potevo ignorare quello che è un imperativo biologico per tutti gli organismi, dalle singole cellule ai nostri corpi di 50 trilioni di cellule, la spinta a connettersi con un altro organismo.
Il primo Big Love che ho vissuto è stato un cliché: un uomo anziano con un brutto caso di sviluppo emotivo arrestato si innamora di una donna più giovane e vive una relazione intensa, guidata dagli ormoni, in stile adolescenziale. Per un anno ho fluttuato felicemente attraverso la vita su "pozioni d'amore", le sostanze neurochimiche e gli ormoni che scorrevano nel mio sangue di cui leggerai nel capitolo 3 di "L'effetto luna di miele". Quando la mia storia d'amore in stile adolescenziale inevitabilmente si è schiantata e bruciata (dicendo che aveva bisogno di "spazio", ha guidato la sua bicicletta per un brevissimo spazio tra le braccia di un chirurgo cardiovascolare), ho trascorso un anno nella mia grande casa vuota sguazzando nel dolore e struggendomi per la donna che mi aveva lasciato. Il tacchino freddo è orribile, non solo per gli eroinomani, ma anche per coloro la cui biochimica ritorna agli ormoni e alle sostanze neurochimiche di tutti i giorni sulla scia di una storia d'amore fallita.